giovedì 7 febbraio 2008
Buonanotte
« Buonanotte. Quì è Radio Raptus, e io sono Benassi - Ivan. Forse lì c'è qualcuno che non dorme. Beh, comunque che ci siete oppure no io c'ho una cosa da dire. Oggi ho avuto una discussione con un mio amico. Lui è uno di quelli bravi: bravi a credere in quello cui gli dicono di credere. Lui dice che se uno non crede in certe cose non crede in niente. Beh, non è vero: anch' io credo. Credo nelle rovesciate di Bonimba e nei riff di Keith Richards; credo al doppio suono di campanello del padrone di casa che vuole l'affitto ogni primo del mese; credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi; credo che un Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa; credo che non sia tutto qua, però prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'è qua, e allora mi sa che crederò primo o poi in qualche Dio; credo che semmai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con 300.000£ al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose; credo che c'ho un buco grosso dentro ma anche che il Rock 'n' roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro e le stronzate con gli amici, beh, ogni tanto questo buco me lo riempiono; credo che la voglia di scappare da un paese con 20.000 abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merckx; credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri. Credo che per credere, certi momenti, ti serve molta energia. Ecco, vedete un po' di ricaricare le vostre scorte con questo. »
sabato 1 dicembre 2007
sabato 24 novembre 2007
venerdì 26 ottobre 2007
Esercitazione local/global: A Sud del Nord (quartiere Paolo VI)Taranto
Documento che mostra la vita disagiata nella periferia di Taranto.
sabato 20 ottobre 2007
Japanese journalist shot dead at close range in Myanmar
Per non dimenticare ciò che sta accadendo in questo paese, la cui situazione per troppi anni è stata ignorata.
In Myanmar la situazione è precipitata quando, nei mesi scorsi, il regime aveva quintuplicato il prezzo della benzina, decisione che aveva trascinato con sé, al rialzo, i prezzi di molti altri beni, primi fra tutti quelli di prima necessità, riducendo allo stremo una popolazione già provata dalle sanzioni imposte dalla UE e dagli Stati Uniti, che non approvano i metodi volti a reprimere le forze di dissenso. Il premio Nobel Suu Kyi, leader dell'opposizione, è da molti anni agli arresti e solo da alcuni anni le sono stati concessi i domiciliari. Negli ultimi giorni la protesta è esplosa quando i monaci buddisti hanno deciso di iniziare una marcia pacifica. I monaci, che vengono visti come la massima autorità morale del Paese, sono stati presto seguiti da altre persone, fino a diventare un fiume umano di trecentomila persone. Successivamente il regime ha deciso di far convogliare nella capitale una grande quantità di truppe, dando inizio ad operazioni di repressione che hanno causato diversi morti.
Il Myanmar per troppo tempo è stato ignorato dalla politica internazionale, dalle potenze mondiali, impegnate in crociate definite "portatrici di democrazia", ma sporche di petrolio fino al collo. Le stesse che organizzano summit, tavole rotonde e quadrate che troppo spesso si risolvono in un volume di fogli di carta, inanimata, INSENSIBILE. Le stesse che da anni non muovono un passo per le delicate situazioni in Africa...
Il Myanmar è stato ignorato dai mass media e dall'opinione pubblica, troppo spesso impegnate a dare attenzione ed importanza a finti eventi mediatici. Solo adesso, che la situazione è definitivamente degenerata, l'opinione pubblica è stata raggiunta da voci e immagini del dramma di 51 milioni di persone costrette da quasi vent'anni, da un regime militare-dittatoriale ad una condizione di vita di disagio e ingiustizie.
Che questo documento rimanga nella coscienza di tutti noi.
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